Il mio shock culturale

18 ottobre 2016

 

Nel mondo degli Expat c’è un fenomeno noto a tutti: “the culture shock”. Sebbene il termine possa sembrare piuttosto drastico, questo effetto colpisce – con diversa intensità – tutti coloro che vanno a vivere un periodo all’estero. Esso consiste in quattro fasi: luna di miele, crisi, aggiustamento ed infine accettazione e adattamento.

Ora, i nomi parlano da sé. Ma vorrei fare una sorta di analisi della mia situazione.

1 – Fase “luna di miele”

Credo di essere entrata ufficialmente in questa fase ancora prima di arrivare ad Amsterdam. Cavolo, si sa: gli olandesi sono biondi e perfetti (perché gli stereotipi mi piacciono tanto).

Poi le prime conferme, una volta atterrata. Tra ciclabili perfette, stazioni di ricarica per auto elettriche in ogni parcheggio, sistema scolastico rigido al punto giusto, inglese perfetto, e così via, mi sentivo tutto il tempo le farfalle allo stomaco.

2 – Periodo di crisi

Cito Wikipedia: “Questi sentimenti vengono sostituiti da sensazioni spiacevoli di delusione, frustrazione e rabbia man mano che si va incontro a situazioni sfavorevoli che possono essere percepite come strane e offensive per il proprio atteggiamento culturale”.

Sabato scorso sono finalmente riuscita ad avere un pomeriggio per vagare liberamente in mezzo ai canali. Passeggiavo felicemente a caso quando – improvvisamente – ho vistouna piccola manifestazione in una via. Si sentivano risate e musica, quindi ho deciso di avvicinarmi. Non sono riuscita a capire che tipo di manifestazione fosse perché – proprio quando ero a pochi passi di distanza – è arrivata la famosa delusione a farmi scappare via: la musica era cambiata e le mie orecchie potevano riconoscere delle parole, una melodia che faceva “Marinaaa, Marinaaa, Marinaaa… ti voglio al più presto sposar!”

Giro immediatamente l’angolo, sconvolta dalla felicità delle persone nel cantare questa canzone. Penso sia tutto finito quando – dopo pochi minuti – una macchina si ferma ad un semaforo. Una macchina tamarra. Con un tipo tamarro alla guida. Finestrino abbassato e braccio all’infuori. Sguardo da tamarro. Ed è stato in quel momento che è arrivato anche il secondo elemento: la frustrazione. La musica tamarra che proveniva da quella macchina faceva esattamente così: “Nel blu, dipinto di blu. TUNZ TUNZ. Felice di stare lassu. TUNZ TUNZ”.

3 – Fase di aggiustamento

Arrivata in questa fase dovrei accettare in maniera consapevole usi e costumi della cultura olandese, approcciandomi ad essi con un’attitudine positiva.

Davvero, faccio già fatica ad accettare i tamarri italiani. Perché dovrei accettare i tamarri che provano a fare i tamarri prendendo canzoni come “Volare” e addirittura rendendole tamarre?

4 – Fase di accettazione e adattamento

Non so, ci dovrò pensare a lungo.

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