Welcome to The Netherlands

16 novembre 2016

 

Insomma, benvenuta Madda in Olanda. Benvenuta in un Paese dove, dopo i famosi due curriculum dell’ultimo post, due su due ti rispondono. Due su due ti invitano ad un colloquio face-to-face. Il primo dopo aver superato una telefonata Skype, il secondo dopo aver superato un test online di logica (yeah, sempre detto che sono una bomba in questi giochetti). Il primo, un tirocinio retribuito, troppo più veloce a rispondere rispetto al secondo, il quale invece è un vero lavoro. Ah, per la solita storia del tempo: questo “troppo veloce” significa esattamente una settimana di distanza, non un giorno di più. Il primo, in soli tre giorni mi ha scritto la prima mail, ha fatto la telefonata Skype, il colloquio vero e proprio, ed infine la telefonata per dirmi che ero stata presa. E che avrei iniziato 10 giorni dopo. Ovviamente, ho accettato.

Passano quattro giorni e, improvvisamente, mi arriva la mail per il secondo colloquio. La mia testa – indubbiamente – parte in mille direzioni. Dopo un primo momento di crisi, sono andata alla mia ultima bella lezione di canottaggio e poi – finalmente – mi sono messa a ragionare di nuovo con una certa razionalità. Ed ecco qua i miei pensieri.

 

Perché sono pro tirocinio

Questo è uno dei migliori tirocini di sempre. Un tirocinio con compiti che sembrano fatti su misura per me. In una startup molto bella. Con l’ufficio in una struttura piena di altre startup. Il posto giusto per conoscere gente nuova, giovane e in gamba. Inoltre, i boss sono sufficientemente flessibili per lasciarmi il tempo di tornare in Italia a portare a termine tutti i miei impegni universitari.

No, non pagano a sufficienza per vivere decentemente in una città come Amsterdam. Ma insomma, vogliamo parlare della bellezza di avere il pranzo gratis?

Infine, la mia vita è stata costellata di tirocini. Tirocini alle superiori, alla triennale, dopo la laurea, alla magistrale. E mi sono sempre piaciuti, devo ammetterlo. Ma – ripensandoci – c’è qualcosa che, forse, mi ha sempre lasciato l’amaro in bocca. Solitamente – infatti – i tirocinanti sono gli addetti al caffè, alle fotocopie e a qualsiasi altro compito noioso ci sia da svolgere. Allora qualcuno mi può spiegare perché io invece non sia ancora riuscita a confermare questa strana regola? In tutti i tirocini effettuati, sono sempre riuscita a portare a termine qualcosa. In tutti i tirocini, ho avuto ruoli sufficientemente impegnativi. In tutti i tirocini, il caffè mi è sempre stato offerto e – spesso – anche consegnato da altri. In tutti i tirocini, la stampante sapevo a malapena accenderla. Forse, il giorno in cui qualcuno mi nominerà “incaricata ufficiale ai caffè”, sarò pronta ad abbandonare definitivamente la mia vita da tirocinante. Prima d’allora, la vedo dura.

 

Perché sono per un lavoro vero e proprio

Se riuscissi davvero a trovare un lavoro a tutti gli effetti (sia chiaro, quello per il quale sono stata invitata è solo il primo step di un lungo percorso di reclutamento, l’offerta di lavoro sarebbe ancora lontana e difficile da raggiungere), avrei per la prima volta un vero contratto lavorativo. Sarebbe davvero un salto avanti nella mia vita. E avrei uno stipendio che – probabilmente – mi permetterebbe di mettere da parte i soldi per le vacanze. Vacanze che non farei mai perché userei i giorni disponibili solo per tornare a Siena a finire gli esami. Però, potrei portare tanti regali belli, buoni e costosi ai miei amici italiani. E spendere tutti i soldi che voglio, specialmente per cibo, birra dopo lavoro e viaggi del weekend, senza dovermi preoccupare di non arrivare a fine mese.

 

Cosa ho deciso di fare?

Oh beh, lunedì inizio il tirocinio. Avevo già accettato. E non mi tiro di certo indietro all’ultimo momento per una assai remota possibilità di lavoro. Ma c’è qualcosa di molto più importante di questo. Ed è il fatto che – soldi o non soldi, vacanze o non vacanze, tirocinio o non tirocinio – il vero successo l’ho già ottenuto. Guardo a me stessa un mese fa, poi guardo a me stessa ora. Eccome se c’è stato il successo: sono riuscita a farmi notare, ho scoperto che – anche in inglese – sono capace di scrivere una lettera di motivazione facendo una bella prima impressione alle persone, ho scoperto che – anche in un posto che pullula di menti geniali – la mia non viene scartata immediatamente. Magari non hanno avuto altre candidature, magari sono stati molto generosi con le risposte, sicuramente il lavoro non è al pari di certi altri lavori, magari è tutto più semplice di quello che sembra… ma, in ogni caso, non credo siano risultati da buttare interamente nella spazzatura.

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